martedì 29 settembre 2009

Archi.D.Arte

il luogo della Follia
a cura di Margherita Matera



Qualche sera fa sono entrata in un manicomio criminale femminile.
Rapita da scatti di un fotografo prigioniero dell’obiettivo, ho fatto un giro nelle stanze proibite di un luogo da cancellare allora e da ricordare oggi.
Architettura rigida. Precisa. Meticolosa. Essenziale.
Un’architettura Spiona. Ovunque feritoie nelle pareti per guardare attraverso, di fianco, in alto, in basso.
Sentirsi osservati sempre.
Tenere sotto controllo la follia. Questo essere terribile che rapisce e rende cattivi. Criminali.
Spiare anche nel pozzo dell’Anima. Nessun segreto. Percorsi lineari. Celle. Chiuse buie.
Lì dentro si narra sia impazzita anche la follia.
Così, scatto dopo scatto, divento spia anch’io. E sento come Donna. Sento occhi in cerca della mia pazzia.
Dove sarà, in quale parola? Cosa farà adesso?
E per un gioco d’incastri emozionali finisco, in quanto folle, a cercarmi dentro un’ Anima. Quell’anima malata.
A spiare gli spioni. A non aspettare che la luce entri, ma andarla a prendere direttamente dal sole. Salire su una bicicletta e parcheggiare nel “posto auto del presidente”. E…ridere…ridere come una pazza.
Il viaggio descritto è in mostra fino al 2 Ottobre a Bologna, Sala Celeste, via Castiglione n.41.
Grazie agli scatti di Roberto Dovesi.
Il luogo fortunatamente oggi museo, è in provincia di Reggio Emilia.

9 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

molto bello, brava come sempre

PFG

maggie ha detto...

Grazie :-)
speriamo di invogliare a vedere le immagini in mostra!!!!

Solange Mela ha detto...

Molto interessante. Mi sono sempre domandata come sia l'interno di un manicomio criminale. Avevo visto il film "Ragazze interrotte", ma credo che sfiori solo la cima dell'iceberg.
Farò in modo di visitarlo.

maggie ha detto...

non riesco ad immaginare cosa possa significare progettare un manicomio, sono quelle strutture che mi "bloccano", come anche gli orfanotrofi e le chiese.
da quanto ho visto nelle foto emerge chiaro il controllo e l'omogeneità degli spazi. i colori nei bagni sono tuttavia meno grigi di quanto si possa immaginare, c'era del gres colorato a pavimento e rivestimento (rosa e forse giallo). chiaramente i sanitari erano improponibili...come anche le stanze prossime a celle. illuminazione a neon negli spazi comuni e minima la luce naturale.
non è un bel vedere, perchè, oltre ai paradossi architettonici ce ne sono molti anche concettuali....tuttavia la logica non era quella di curare la follia, ma di allontanarla dal normale. isola infelice.

Maddalena ha detto...

Io di architettura non me ne intendo, ma a mio avviso il luogo in cui curare un ammalto di mente dovrebbe essere l'esatto contrario della costrizione, mi viene da dire arioso, dove la follia possa trovare sfogo.

maggie ha detto...

ciao Maddalena :-)!
mah, l'architettura a volte è piegata dalla normativa, soprattutto in Italia....quindi spesso si sceglie poco, ma quel poco bisognerebbe sceglierlo con cura.
nello studio degli spazi, infatti, non c'è solo il disegno delle stanze, ma ciò che regola quel disegno e, in questo caso, la ricerca risiede nell'analisi del tipo di paziente.
La psicologia viene in aiuto e i materiali condiscono il tutto.
Il manicomio, però, sfugge dai soliti discorsi, perchè il "matto" non segue gli standard comportamentali, non sempre, e quindi, a maggior ragione, l'accuratezza progettuale dovrebbe essere maggiore. Non so dirti come progetterei un luogo così carico...di certo il posto delle foto è lontano nel tempo e nelle scelte.

Anonimo ha detto...

Grazie Margherita, fra l'altro ti chiami come mia madre, le tue parole sono molto belle, anzi un po' di più. Mi piacerebbe riceverle in posta: rbdov@interfree.it Potrei appenderle assieme all'analisi critica di Luigi Dati, che è più tecnica ma meno sentimentale della tua. Grazie ancora Roberto

maggie ha detto...

Grazie a te, Roberto. mi hai avvicinata ad un'analisi davvero particolare, attraverso la quale ho indagato un luogo non usuale, qui descritta attraverso poche righe. Un luogo interiore, costruito da un' esteriorità dura, lontana. Il luogo delle differenze celate. Il luogo della Follia, appunto.

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