venerdì 20 febbraio 2009

BRICIOLE D'ESTETICA


Don Giovanni è morto
A cura di Vladimiro Zocca

Cosa resta, oggi, del mito di Don Giovanni?
Unico mito, nato da un’opera letteraria agli albori dell’epoca moderna che, raggiunta rapidamente, di opera in opera, una sua autonomia di senso, è venuto a identificarsi in quella tipologia di atteggiamento sessuale, un tempo, tipicamente maschile, di seduttore senza costanza della pluralità femminile.
Il seduttore considera identiche e intercambiabili tutte le donne sedotte.
Anche se va detto che, successivamente, la donna esce dal branco e con la figura della vamp, la vampira mangiatrice di uomini, immortalata da una certa cinematografia espressionista degli anni trenta, ha fatto la sua comparsa nel comportamento femminile.
Ne’ Il diario del seduttore Kierkegaard ci dice implicitamente che, per far morire Don Giovanni, è sufficiente farlo innamorare e, quindi, offrirgli la possibilità di passare da una vita fatta di istanti vissuti in una specie di dominio plurale dei sensi, ad uno stadio dove le relazioni con l’altro sesso hanno una finalità etica amorosa.
Ma, probabilmente, il filosofo danese aveva travisato il senso profondo del Don Giovanni di Mozart, la cui musica innovatrice tanto l’aveva affascinato; vede, infatti, in Don Giovanni, solamente l’erotismo puro, fine a se stesso, il trionfo della sensualità più sfrenata, in una sconsolante coazione a ripetere.
Tutto sommato, il nostro filosofo pecca di eccessivo maschilismo o di inguaribile misoginia, non cogliendo nell’opera mozartiana l’aspetto tragico-romantico che rende inscindibili la dimensione erotica e artistica della femminilità e quella etica e virile della mascolinità.
Svaluta fortemente la prima, ereditando, in un certo senso, quel disprezzo e quel terrore nei confronti delle donne che si cela nel fondo dell’anima dell’uomo romantico.
D’altra parte, è il Romanticismo che scopre la bellezza medusea, che confina con il Male, matrice della donna pericolosa, anche quando è apparentemente sottomessa, e principale attrice della letteratura gotica dell’orrore.
Pare non accorgersi dell’altro suo grande attore, il Vampiro, un maschio in tutti i sensi, anche se spesso sospettato di impotenza sessuale dai critici del Novecento.
Mozart, nel suo latente e, forse, inconsapevole femminismo avant lettre, aveva intuito nell’arte della composizione musicale che le donne avevano cominciato ad acquistare autonomia e responsabilità; oggi le donne vengono rapite più raramente e possono sciogliere più facilmente i loro legami con l’altro sesso.
Quindi, oltre all’amore, un’altra causa della morte di Don Giovanni è la parità dei sessi o, nei casi estremi, la nascita di Donna Giovanna, sotto le spoglie non mentite di Medusa o di vamp; la donna che non è più un semplice articolo del catalogo del seduttore
Certo, oggi non si trovano più le donne che con il loro bisogno di individualità, hanno permesso la costruzione del seduttore, per poi distruggerlo con l’unicità dell’amore che cancella il collezionismo del non amore privo di individualità.
Anche Don Giovanni, innamorandosi, acquista coscienza di se stesso e di un’originalità che non ha mai esercitato, anche se ciò lo condanna alla fine.
Non dimentichiamo che fin dal suo primo apparire in epoca barocca, Don Giovanni era nato come dannato, destinato irrimediabilmente alle fiamme dell’Inferno, a monito di coloro che non riuscivano a condurre una vita socialmente conveniente.
Insomma, il nostro avventuriero ci viene presentato come un satana, il peggiore degli uomini, che potrà salvare l’anima ad una sola condizione: che ami e che sia amato da una donna; ma il seduttore è coerente nel suo peccare, si pente troppo tardi per la statua di pietra che lo insegue con la sua vendetta.
Don Giovanni, dice Jean Rousset, è un incriminato che ricusa l’incriminazione.
Pare, infatti, che Tirso de Molina, il primo autore che dà forma autenticamente definita alla leggenda di Don Giovanni, nella Spagna del XVII secolo, con la commedia in tre atti Il Beffatore di Siviglia e Convitato di pietra, fosse un religioso dell’ambiente gesuitico.
A questo proposito, faccio notare che, per ironia storica della sorte, la Compagnia di Gesù fu soppressa nell’Impero Asburgico dall’imperatore Giuseppe II, protettore di Mozart, su commissione del quale il musicista salisburghese allestì il suo Don Giovanni assieme all’autore del testo, l’irrequieto Lorenzo Da Ponte, grande amico di Giacomo Casanova.
Dopo aver passato indenne l’esasperazione della ragione, il mito di Don Giovanni si è portato dietro, per quattro secoli, attraverso opere letterarie, una carica trasgressiva che sarà sottolineata, appunto, nel passaggio settecentesco mozartiano, toccando lo status dell’eroe, seppure sfortunato, seppure, spesso, odioso.
Solo i Romantici, così benevoli verso tutto ciò che ha il sapore del Diavolo, si mostrano clementi verso la sorte finale del seduttore, perché salvare il seduttore voleva dire strapparlo alla suggestione dell’istante, facendolo innamorare.
Oggi ce lo ritroviamo in alcuni vecchi signori, antichi tombeur de femmes, che inconsapevoli della loro vecchiaia, fanno morire il loro ruolo nel patetico e nel ridicolo.
Nonostante alcuni di questi - almeno quelli che se lo possono permettere – abbiano la possibilità di rimpiazzare la loro impossibilità di ricevere autentico amore sessuale, con la persuasione estetica della ricchezza.
Gli altri Don Giovanni sopravvivono in quanto oggetti di cure e di ricerche cliniche, come poveri maniaci sessuali che hanno smarrito la risonanza mitica del grande libertino.
Non posso fare a meno di pensare ai nostri politici che, da pallidi surrogati di Don Giovanni del sociale, hanno perso il senso della libertà, il lato positivo di questo movimento filosofico, morto con le razionali decapitazioni della Rivoluzione francese dei Robespierre.
Non sono più ladri di donne, ma sono diventati ladri di diritti.
Si, penso proprio che il vero Don Giovanni, quello di Mozart, sia veramente morto, con il supplemento di pena di non poter neppure sprofondare nell’Inferno.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

E lei si ritiene un Don Giovanni?

Serena

Anonimo ha detto...

E chi non vorrebbe essere Don Giovanni/a almeno per una vola,nella vita?
Antonella

Anonimo ha detto...

Cara Serena, penso di non essere proprio un don giovanni perchè amo troppo la vita e non desidero convitati di pietra che rischiano di non capire il vero senso estetico dell'esistenza. E, poi, se fossi un don giovanni sarei fuori tempo, anzi sarei già morto per il mondo contemporaneo. Un caro saluto da Vladimiro

Anonimo ha detto...

Cara Antonella, la domanda è sottile ed insidiosa. Probabilmente molti di noi hanno vissuto un'esperienza dongiovannesca, considerata l'ambivalenza di questo mito moderna che è diventato una categoria del comportamento umano da valutare senza pericolosi moralismi, proprio come ha fatto il Mozart massone, con la sua arte inimitabile. Grazie per la domanda.
Da Vladimiro

maggie ha detto...

Caro Vladimiro,bello l'excursus sul Don Giovanni.In realta'non so se davvero oggi sia morto,perche'conosco un personaggio simile...Incantevole.Non solo per la sua eccellente fisicita',ma per i modi,l'affabilita' e,se devo dire la verita',ancora oggi, non vorrei mai si innamorasse.Infatti mi tengo aggiornata.L'idea del dannato,si,rientra nel mio immaginario "dongiovannesco",eppure,il meccanismo di collezionare donne,o uomini(per le don giovanne),per quanto perverso sia,se ben fatto,puo'risultare interessante.L'interesse e'nei modi(nello specifico penso al"mio don Giovanni"),al saper gestire con cura e dedizione tutte le situazioni.E'un'arte.Al contrario risulta altrettanto interessante riuscire a non innamorarsi del Don Giovanni,pur cedendo alla sua ars amandi.Perche' cosi'più che farlo morire,o mandarlo al patibolo,si sfruttano le sue doti di amante, senza perdere la propria identita'.

Maddalena ha detto...

Sono dello stesso parere di Maggie, ma è difficile e pericoloso avere a che fare con il don giovanni, forse solo le don giovanne sanno trarne i vantaggi del caso senza rimetterci il cuore ...

maggie ha detto...

si Maddalena, può risultare difficile e pericoloso se si prende come sfida o se si pretende di fare capitolare il don Giovanni, ma se lo si accetta, lasciando il cuore al suo posto, si riesce a vivere una persona, così, senza filtri. Almeno questa è risultata la mia esperienza.

Anonimo ha detto...

Dunque non ho capito se è troppo vecchio per fare il casanova o troppo giovane, quanti anni ha?

Serena

Anonimo ha detto...

Ciao, Maggie. Il vero Don Giovanni non è un ignorante, è necessario che sia colto e dotato di buone maniere. Possiede insomma una buona strumentazione per relazionarsi in società. Infatti, quando parlo della sua morte,vado oltre alla misoginia di Kierkegaard, e penso alla nascita di un uomo o donna nuovi che siano in grado di utilizzare la loro amabile strumentazione al fine di non restare su di una superficie, pur piacevole e brillante, ma di andare all'intimo della vita, riconoscendo l'individualità, la persona da chi sta loro vicino. In questo senso il dongiovannismo può avere una funzione di civiltà. Allora sì che Don Giovanni - e qui rispondo anche a Serena - non avrebbe età e si sarebbe conquistato veramente l'eternità, lontano dalle fiamme dubbiose dell'inferno, ma senza moralismi o santificazioni.
Da Vladimiro

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