sabato 4 ottobre 2008

NON HO L'ETA'


NASCERE
A cura di Chiara Cappellato

Recente articolo di stampa locale: “Giovane donna partorisce in casa grazie al personale del Suem…”, “…bimba in salute – padre svenuto - si recano felici in pediatria per i controlli”.
Perplessità e qualche ghigno affiorano dal mio profondo. Medito. Nascere in casa oggi? Possibile?
Sprovvedutezza o chimera per donne del terzo millennio?
Roba da zie alternative stile-new age, stramberie bio-naturalistico-olistiche.
Via ai vostri commenti!
Meglio la sicurezza verde-ospedaliero-asettico-anonima, epidurale scaccia dolore, o il proprio lettone tra mura rassicuranti, foto di famiglia e intimità domestica?
Potendo scegliere, opterei per la seconda, contromano, anticonformista opportunità.
Sì, opportunità. Mi sono informata, esiste ed è facilmente praticabile con precisi presupposti clinici.
Consulto le Super-Over.
Quelle che hanno partorito prima e durante la guerra. Quelle che indovinavano il sesso del loro piccolo dalla forma della pancia e non sapevano cosa sarebbe potuto e dovuto accadere e se sarebbero sopravvissute all’evento. “Ero sola, spaventata e inesperta” voce dal cantilenato dialetto della campagna veneta, fiera e temprata come la signora Maria, 87 candele.
All’epoca era la comare che assisteva e colmava l’ignoranza di mogli, mariti e figli piccoli.
Storie minori di donne semplici, che non trovano spazio nei libri, che si abbandonavano ad altre come loro nel dolore e nella gioia più grande.
Briciole di vita, ricordi collettivi di comari prima, levatrici poi, infine ostetriche e laureate.
La zia Solisca è nata per strada sul carretto trainato dall’asino al ritorno dal mercato a Padova. Tempestivo il correre della comare e il coraggio della sua giovane mamma.
A sua volta, diciannove anni dopo, ha dato alla luce la prima figlia nell’unica stanza di un’umida casetta accanto alla stalla.
L’esperienza di questi angeli le aiutava a prevenire e riconoscere situazioni spiacevoli. Erano molto rispettate e i consigli seguiti senza dubitare.
Il parto è un evento emozionalmente intenso e irripetibile e ritengo che l’ospedale svigorisca il suo carico di gioia. Protocolli standardizzati, ossitocina, tagli cesarei, hanno superato la normalità. Andirivieni di sconosciuti, cellulari irrispettosi gettano un velo di grigia-frettolosa banalizzazione ai primi istanti della Vita tra madre-figlio, padre-figlio, compagno-compagna.
Oggi si sa tutto del nascituro e l’unico interesse dei parenti è sapere quanto pesa.
Chissà che almeno le nostre figlie possano godere della scelta di vivere naturalezza e semplicità il parto in casa. Le tecniche mediche evolvono anche dal lato umano e psicologico.
Per tornare un pochino come le nostre nonne…il coraggio è dentro di noi, una loro eredità.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Pur non essendo una super over sono nata at home!che sia per quello che "son fora come un cavaeo",come dicono a Padova?
antonella

Cappe ha detto...

Raccontaci Anto "quanto fora sito?" e se sai qualcosa della tua nascita casalinga...
baci, sei forte.


P.S.
Si accettano esperienze/supposizioni/narrazioni!

Molka ha detto...

io ho assistito ad un aprto in casa voluto a luglio...bella esperienza, indubbiamente molto intensa per tutti...a dire il vero credo che una bella siringa di epidurale non me la leverà nessuno quando e se sarà il mio turno!
Francesca Camisa

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