martedì 17 giugno 2008

LA DOLCE VITA DI LUDOVICA


Questione di esche..
A cura di Ludovica Falconi

In questi giorni cause di forza maggiore mi hanno costretto a prendere la metropolitana. Qui a Roma i mezzi pubblici se la prendono comoda e nell'attesa in banchina mi è caduto l'occhio su un cartellone pubblicitario di Dolce&Gabbana ed è proprio quello che potete ammirare qui sopra.
Una riflessione sorge spontanea: quali sono le esche che usa la pubblicità?
Capire cosa vuole il consumatore, e se non esiste, inventarlo, e poi cercare di imporlo al meglio sul mercato: questo è il compito del marketing. Qualsiasi prodotto nasce ormai da una strategia ben precisa che deve tener conto delle varianti del marketing mix a cui è sottomesso, tutte indifferentemente assoggettate a chi ne decreta il successo: noi.
Spesso però il potere decisionale del consumatore sembra quasi non essere più determinante essendo i prodotti talmente studiati nel dettaglio da causare raramente un insuccesso, indirizzando così le nostre scelte in una direzione praticamente obbligatoria.
Siamo consumatori attenti? Ci accorgiamo delle succulente esche con cui ci stuzzicano i signori del marketing? Si cerca di dare ad ogni prodotto un’identità, una storia, un’anima facendoci “affezionare”, fidelizzare, in termini tecnici, al frutto di indagini di mercato e strategie pubblicitarie. Ogni dettaglio è carico di simbologie semantiche, nulla è lasciato al caso. Noi comuni mortali veniamo a contatto con quello che è il risultato finale di tanti sforzi, oltre al prodotto in sé, dato che, l’azienda in questione comunica col suo pubblico attraverso la pubblicità e il punto vendita.
Tutte le attività above the line, e cioè riconducibili alla pubblicità, hanno il compito di sviluppare un concept che permetta di farsi conoscere ampliando gradualmente il suo campo d’azione. La pubblicità, suggestiva, persuasiva o subliminale che sia, ci lascia inermi e spesso vittime di scelte indotte grazie ad uno slogan azzeccato. Se in origine la pubblicità aveva un compito informativo, da Carosello in poi le cose hanno preso una piega del tutto diversa.
La pubblicità istituzionale, per esempio, non sponsorizza un prodotto preciso ma racconta il vissuto del marchio trasmettendone il mood: viviamo, infatti, nell’epoca in cui si vendono idee e sogni, mentre la qualità e la reale utilità del prodotto passano in secondo piano.
Il punto vendita,poi, è il luogo dove confluisce l’identità del marchio e che svolge quindi il ruolo decisivo, l’arredamento dovrà rispettare il concept del marchio, andando così dal freddo minimalismo di Prada al colorato e giovane Miss Sixty, dal luxury di nicchia all’easy commerciale, dalla commessa snob bella come una top model al cartello che dice “provare solo cinque capi per volta”. Insomma, ce n’é per tutti i gusti, ognuno ha il suo target group, non c’è da preoccuparsi.

3 commenti:

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

con questa esca io abbocco! cioè guardo ma non compro.

Anonimo ha detto...

Oh per Bacco!ma che bel giovinotto..
Antonella

Maddalena ha detto...

A volte le esce pubblicitarie troppo belle, come questa distolgono chi le vede dall'oggetto che pubblicizzano ...m

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