domenica 4 maggio 2008

LA DOLCE VITA DI LUDOVICA


La Dolce Vita in persona
a cura di Ludovica Falconi


La sua innata sensibilità per la moda lo porta ad iniziare i suoi studi sul figurino a Milano per poi trasferirsi a Parigi per seguire il corso di moda organizzato dalla Chambre Syndicale. Al contrario di molti italiani riuscirà ad inserirsi con successo nell’ ambiente parigino. Dopo aver vinto il concorso dell’ International Wool Secretariat ha l’ opportunità di lavorare nell’ atelier di Jean Dessès dove imparerà ad usare le elaborate tecniche di drappeggio.
Dopo cinque anni, nel ’59, segue Guy Laroche nell’ apertura del suo atelier, ma ben presto sentirà l’ esigenza di aprirne uno interamente suo e sceglie Roma come città d’ adozione, aprendo il suo atelier in via Condotti.
Erano gli anni in cui la notorietà di Dior, Balenciaga e della Schiapparelli sembrava ancora irraggiungibile. I suoi abiti non passano però inosservati. La sua sartorialità e la profonda conoscenza dei tessuti gli permettono di far breccia nel cuore del pubblico più elitario. Jacqueline Kennedy Onassis, Elizabeth Taylor, Marlene Dietrich, Rita Hayworth e Audrey Hepburn sono solo alcuni dei grandi nomi che sceglieranno di indossare “un Valentino”.
Il sarto della Dolce Vita non si accontenterà, però, di essere l’ oggetto delle preferenze di questo folto popolo di personaggi, ma vorrà piuttosto diventare uno di loro. E’ fotografato da Vogue e dalle cronache mondane del tempo come una vera star.
Negli anni ’60 Valentino si cimenta anche con il pret-à-porter che in quegli anni sembra avere la meglio, l’ inclinazione a seguire la moda del momento è sempre stata una componente del suo lavoro insieme alle sue costanti, quei segni di riconoscibilità che conserverà negli anni.
La sua consacrazione ufficiale avviene nel luglio del ’62 all’ ultima ora dell’ ultimo giorno di sfilate alla Sala Bianca del Palazzo Pitti di Firenze, dove presenterà, per l’ appunto, la sua collezione bianca. Le Sorelle Fontana, Pucci e Galitzine forse non sospettavano che, in quanto a notorietà, Valentino li avrebbe superati. Buyers e giornalisti rimasti assistono compiaciuti allo spettacolo.
Stufo delle sfilate toscane inizierà a far sfilare i suoi abiti a Roma nel suggestivo atelier in via Gregoriana mentre del ’75 il suo prèt-à-porter inizia ad avere come vetrina le prestigiose passerelle parigine.
L'estate scorsa in una nuovissima cornice quale l'Ara Pacis di Roma (progettata dall'architetto statunitense Richard Meier) si è potuta ripercorrere questa lunga storia di successi attraverso gli abiti della mostra "45 Yesrs of Style".
In primo piano i tessuti: ricchi e preziosissimi. Incrostazioni e ricami artigianali si alternano ad abiti dai volumi imponenti fatti di pizzi e chiffon che rievocano ottocentesche crinoline.
Più discrete le tuniche in satin o crepe ricamate delicatamente sui bordi, plissettate o lisce.
I bianchi e i neri, per cui è stato spesso paragonato ad Hoffman, molto amati, anche nella versione in paillettes dalle fantasie animalier, riproposte anche nei toni del beige.
Il rosso poi nella sua tonalità più viva è diventato il colore-simbolo della maison con cui Valentino si sbizzarrisce proponendolo sia per il giorno che per la sera. Il fiocco è un altro elemento ricorrente proposto anche come gioiello. Gli accessori sono sempre presenti in tutto il loro decorativismo: collier, cappelli e gioielli applicati direttamente sull’ abito. Deliziosi i cappottini anni ’60 scampanati alla Dior, gli abiti al ginocchio e le piccole cappe.
Valentino con i suoi abiti ha segnato un’ epoca e sopratutto quella del made in Italy e dell'eterna Roma.

3 commenti:

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Quando ero ragazzina sognavo ad occhi aperti sulle collezioni di valentino pubblicate su Vogue.
Mia madre era sarta e tentava di imitarne il taglio e lo stile scopiazzando idee dagli stilisti famosi.
Di certo Valentino è il simbolo, ancora, oggi dell' eleganza in senso assoluto.
E' oltre le mode, è la storia del made in Italy.

Maddalena ha detto...

Ha visto una mostra di abiti di Valentino "vintage", devo dire che il suo stile era più attuale che mai, e che dire del suo rosso, magnifico.

Ludovica ha detto...

è si, valentino è un cult dell'eleganza e della femminilità..

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