lunedì 24 dicembre 2007

DI MAMMA (NON) CE N'E' UNA SOLA


Nascite. Camilla in arrivo con sottofondo di Bruce Springsteen.
a cura di Anna Grazia Giannuzzi

Crescendo, sperando di esserci riuscita almeno un poco, mi sono accorta che ci sono persone cui sembra terribile avere il controllo della propria vita. Io sono esattamente all’opposto. Quello a cui mi riferisco esattamente non è il controllo spasmodico di fatti e persone, al fine di non consentire a nessuno, che mi conosca anche solo di vista, di fare nemmeno un ruttino senza che io ne venga anticipatamente a conoscenza. Mi riferisco, invece, al sapere quello che si fa, al conoscersi, al non aspettarsi da se stessi cose che è chiarissimo che non siamo in grado di fare, alla voglia di darsi fiducia e sperimentarsi, al coraggio delle proprie opinioni ed all’autonomia delle proprie idee.

Non è particolarmente facile, ma nemmeno impossibile. Funziona meglio se non lo si sbandiera troppo.

Sotto questo profilo io e Aurora la pensiamo nello stesso modo.
Ci siamo conosciute frequentando un‘associazione di genitori adottivi, aperta anche a quelli che si preparavano a diventarlo. L’attesa, una volta scelto il paese e preparati tutti documenti, è lunga e stranamente vuota di cose importanti, sospesi come si è nell’immaginare come saranno i figli e come saremo noi. Invece, bisogna riempirla diversamente quell’attesa. Ma di questo parleremo una prossima volta. Parliamo adesso di Aurora, che con i suoi occhi turchesi combinati a lentiggini e capelli rossi naturali, ci ha messe in crisi tutte restando incinta. Già, avete presente quelle a cui la pancia cresce perché dentro c’è un bambino? Beh, lei è una di quelle.

Le reazioni di noi tutti furono le più varie.

Quella di un amico l’abbiamo registrata con la telecamera. Ancora ridacchiamo quando rivediamo il filmino di quel giorno, che corrisponde, tra l’altro, alla prima festa di compleanno che ho fatto in casa per Estefani, a febbraio 2006.
Quella di un’altra amica è indescrivibile. Ma l’espressione più strana è stata proprio quella di Aurora perché lei non sapeva come dircelo: si sentiva quasi in colpa, certamente a disagio, perché non se lo aspettava neppure lei. E noi amiche come avremmo reagito?

Io sono stata fortunata, su certe cose ammetto che lo sono, e quella di riuscire a non piangere troppo sulle mie disgrazie mi sembra davvero una fortuna. Forse ero già fin troppo felice come mamma, indaffarata con le mie tre trappole, e per me non è stato come per altre amiche: lei non ha sottolineato alcun vuoto dentro di me, né ha reso evidente un limite che io non avessi già lungamente sondato. Forse un attimo di malinconia c’è stato, mi sembrava di ricordare confusamente qualcosa accaduto in un tempo remoto, ma temo il passato più della morte e ho rivolto il mio sguardo altrove. Mi sono sentita felice per lei e suo marito, che è anche mio amico. Così la nostra amicizia si è consolidata e siamo andate avanti.

Quando è nata Camilla ho capito quanto vita e morte siano strettamente legate e quanto io sia astratta davvero quanto un pensiero. Aurora sveniva in un lago di sangue e suo marito chiamava l’autoambulanza mentre asciugava in terra con gli asciugamani, Camilla è nata con il cesareo mentre gli anestesisti decidevano che pezzo di Bruce andava bene in sottofondo, e l’ostetrica teneva la mano di Aurora.

Ho invitato Aurora, ed era tempo che volevo farlo, a parlare di noi come madri e l’occasione del natale mi è sembrata appropriata. Abbiamo parlato a lungo e ci siamo divertite molto, coinvolgendo anche Paolo, suo marito. Inizia oggi il racconto del nostro colloquio al termine del quale abbiamo scoperto che con ogni figlia nasce una madre, che queste nascite non sempre sono contestuali. A volte nasce un padre. Di solito molto tempo dopo.

Avevo preparato alcune domande, le leggete di seguito. Le risposte sono venute nel corso della conversazione. La prima risposta è stata quella all’ultima domanda.

In una classifica, il più bel periodo della tua vita a quanti punti di distanza sta dalla gravidanza?
Da quando sei madre cosa ne pensi del buon senso?
Lo so che sono insopportabile, ma che mi dici delle emorroidi?
La memoria. Dei dolori del parto resta memoria o no?

Siamo partite con una frase tipo “prova a tenere il registratore in mano, quello dovrebbe essere il microfono”, abbiamo bevuto il mio the all’albicocca, abbiamo fatto scavi archeologici nei nostri amori e poi a bruciapelo le ho chiesto: come stai messa con il discorso del pieno e vuoto, insomma quando hai sfornato il panettone – visto che stiamo a natale, notate la finezza – che hai provato?

A. - L’ultima settimana, per quanto brutto possa sembrare non ne potevo più. Camilla mi spingeva sul diaframma, non riuscivo a respirare, mi sentivo soffocare ed è stata una liberazione, anche se può sembrare brutto dirlo. In fondo poi mi ero abituata. Per quanto riguarda, invece, la prima domanda, mi sembra che è come chiedersi se la gravidanza sia o no il più bel periodo della vita di una donna. Una cosa che forse non ti ho mai raccontato è che avevo paura di sperimentare la gioia di essere incinta, dopo aver superato il lutto di non poter avere una gravidanza, ed accettato l’adozione come un modo di essere comunque madre ed esserne stata convinta, posso dirti che io ho avuto paura di non saper essere felice. Io mi ero preparata ed ero sicura che non me ne importasse niente. Poi quando ho scoperto di essere incinta ho avuto paura che invece non fosse vero, che tutto quello di cui ero stata convinta … che per me era stato come per la volpe con l’uva…quando poi sono stata fisicamente meglio, superati i primi mesi, mi sono goduta la gravidanza e quindi il fatto di avere un figlio in quel modo. Era una paura infondata, scoprire che non era vero che ero pronta ad adottare. Se avessi adottato Camilla non credo che sarebbe cambiato qualcosa nel mio rapporto con lei. Non so se avrei mai smesso di chiedermi come sarebbe stata la gravidanza, però sarebbe stata solo una domanda e non avrebbe influito sul mio rapporto con il figlio o la figlia adottiva. Mi ha spiazzato, invece, trovarmi ad aver paura di abbandonarmi alla felicità della gravidanza.

- In effetti, - commento io – questa è stata la tua prova. Appena impari ad accettare l’idea di essere felice senza avere figli della pancia, devi imparare ad essere felice perché ce li hai. E così, come non sapevi, da un punto di vista medico, perché non restavi incinta, all’improvviso, sempre senza sapere perché, ti scopri incinta.

To be continued….

3 commenti:

Maria Cristina Campagna ha detto...

E' sempre una gioia leggerti. Hai un bel rapporto con la tua amica, tienilo stretto. Aspetto il seguito...
Un dolce augurio

Anna Grazia Giannuzzi ha detto...

Grazie, cari auguri anche a te. Ci vedremo a Bologna? Io sono curiosissima di consocere tutte, e spero di farcela.

Maddalena ha detto...

Concordo con Maria Cristina!!

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