domenica 16 dicembre 2007

C'ERA UNA VOLTA LA FAVOLA


FAVOLE:I COLORI DEL MONDO
a cura di Roberto Bianchi

Buon Natale a tutti dal vostro umile scrivano Roberto Bianchi. Ecco che continuo la mia silloge di favole dedicate ai fanciulli e ai genitori.

I bambini di oggi, spesso bombardati da messaggi negativi, non riescono più a vedere la bellezza dei colori e della vita, così come secondo esempio di fiaba, propongo un racconto gaio che ispiri a vedere il mondo con occhi speciali. La tecnica, molto semplicemente, da consigliare, è quella della Prolessi. Non lasciatevi ingarbugliare dai paroloni, si tratta semplicemente di una narrazione che per catturare l’attenzione fa uso di un’anticipazione, ovvero si narra un evento che accade in futuro rispetto alla fabula, ma vedrete meglio quando leggerete.
Naturalmente la favola viene nuovamente ascoltata nel giardino magico, ove saranno collocate anche tutte le altre che seguiranno.
Vi auguro buona lettura sperando che siate molte a leggere, giudicarmi, aiutarmi a migliorare e a criticarmi coi vostri dolci interventi.

Era una bella mattina estiva. Le farfalle giocavano con le fatine volando di fiore in fiore. C’era grande allegria in ogni stagione nel giardino incantato, ma soprattutto d’estate si gioiva dei frutti che nascevano sugli alberi e dei tanti animali che vivendo nel bosco. La pianta di gladiolo però era triste. Se ne stava da una parte e non cantava insieme agli altri. Eppure era tanto bella, con il suo fusto eretto e rigido e diversi fiori, grandi anche venti centimetri, di color rosa chiaro e dotati di sei petali.
“Perché sei tanto mogia?” le chiese uno gnomino dal cappello rosso a punta, che con le cesoie in mano si premurava di curare ogni pianta in difficoltà.
“Sei tanto bella e fiorita, non dovresti essere mesta!” disse l’esserino magico tenendosi il panciotto e cavando fuori dalla bisaccia una boccetta di acqua fatata per irrorare con quel liquido la pianta di gladiolo.
“Vedo tutto nero e buio, ho il cuore sconfortato!”
Lo gnomino allora la portò dalla regina rosa che sorrise allegramente e disse:
“Bisogna sempre essere allegri, in gran parte dipende da noi stessi! Ti narrerò una favoletta!” e cominciò:

GLI OCCHIALI MAGICI

C’era una volta, in un pianeta tale e quale alla Terra un gruppo di bambini era capace di sorridere e gioire a ogni refolo di vento, a ogni passaggio di nuvola, a tutte le ore del giorno: godendo assai di ogni manifestazione della vita. Ma com’era possibile tanta gaiezza? Come mai tanta allegria? Chissà cos era accaduto in questo pianeta?... è presto detto.
[1] In un tempo ancora più remoto infatti anche questi bambini erano tristi, anzi erano più tristi che mai: non sapevano vedere le bellezze del mondo, non sorridevano in nessuna occasione e vedevano tutto nero.
“Mancano i colori!” dicevano i fanciulli. C’era tanta angoscia su questo pianeta.
“E’ buio e malinconico vivere!” si davano pena i piccoli con grossi lacrimoni che colavano giù dalle gote e la voce singhiozzante. Gli occhi dei giovani non brillavano di voglia di ridere e di giocare e invece che rincorrersi trastullandosi sull’erba, se ne stavano fermi a casa a piangere.
Si davano pena le mamme nel vedere i loro figli tanto sconsolati, si preoccupavano anche i nonni e le zie.
Le rondini giunsero anche quella primavera ad allietare la natura, mentre tutto si ammantava di fiori e colori, ma i ragazzi continuavano a essere tristi. Tutto pareva ancora loro buio e tenebroso. Non si avvedevano del miracolo quotidiano del sole che nasceva, quando l’immensità del cielo si fa color porpora e pare che un papavero stropicciato si cominci a stiracchiare su nel firmamento.
Non coglievano l’emozione di un tramonto.
Il più piccolo di tutti, Mol, si ritrovò al calar della sera solo solo. Come al solito, incapace di gioire della vita, nessuno dei suoi compagni era attivo e tutti se n’erano già andati a dormire.
“La stella brilla come una moneta d’argento!” notò il fanciullo e i suoi occhi s’illuminarono con un raggio del satellite terrestre.
Dalla luna discese una magica figura, una signorina tanta gentile, con gli abiti azzurri e setosi. Indossava due scarpine di cristallo e posò i piedini sulla siepe del giardino di Mol.
“Ciao!” gli disse.
“Chi sei?” rispose Mol ancor prima di porgere anche lui il saluto, come sarebbe da farsi per i bambini bene educati.
“Sono la fata dei colori, quella che rende la vista a chi è incapace di vedere l’arcobaleno!” disse lei.
“E come fai?” domandò Mol sempre più incuriosito.
La fatina mosse una bacchetta anch’essa di cristallo, come le scarpe. Si sprigionò una miriade di tinte e sbucarono fuori tante paia d’occhiali.
“Provane un paio!” disse la fata.
Mol si mise questi occhiali magici. Poté vedere lo splendore delle stelle, individuò la bellezza delle foglie argentate sotto l’effetto delle sommesse luci della notte.
“E di giorno è ancor più bello!” commentò la signorina incantata!”
Anche se era notte Mol era così contento che non sentiva freddo. Attese insieme alla fatina lo spuntar del sole. Andò con lei a svegliare gli altri e distribuì gli occhiali magici.
Tutti rimasero incantati, accorgendosi con quelle lenti di vedere gli infiniti colori della vita:
“E’ tutto variopinto!” esultavano quando in cielo, senza motivo, spuntò un fantasmagorico arcobaleno.
“Ma che occhiali sono?” chiesero tutti alla fatina.
“Sono gli occhiali del cuore, quelli che c’insegnano a vedere con l’amore e il sentimento!” fu la spiegazione e in questo pianeta speciale adesso si vive riuscendo ad apprezzare quanto sia bella l’esistenza coronata da sfumature e tinte.


[1] Notare che si comincia narrando dei bambini felici (prolessi) poi si torna indietro nel tempo raccontando di quando i bimbi erano tristi.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Roberto,
le tue favole sono davvero belle, piene di ottimismo!
Rendono le giornate più belle.
Grazie e tanti auguri di Buon Natale anche a te.
Lucia.

roberto bianchi ha detto...

carissima lucia ti ringrazio enormemente per l'apprezzamento. Chiedo a questo santo natale una bella sferzata di amore nei cuori di tutti, fanciulli e adulti, abbracciando te e tutti coloro che con tanto sentimento frequentano le pagine di rosa stanton.
grazie ancora

Maria Cristina Campagna ha detto...

Sei veramente carino. Le tue favole dovrebbero leggerle anche gli adulti.
Auguri a te ed alla tua fantasia.

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