venerdì 7 dicembre 2007

BRICIOLE D'ESTETICA


GRIMILDE
A cura di Vladimiro Zocca

La rovina di una torre antica, un cumulo smangiato dal tempo, di pietre rossicce, annerite dall’ombra dei secoli, si getta a precipizio giù per l’argine a sparire tra i gorghi quasi limacciosi del Po, provocati probabilmente, in quel punto, dai resti insabbiati nel fondo. Mi trovo appollaiato sopra i resti di quella rocca a meditare sul tempo passato, quando, probabilmente faceva la guardia sul traffico fluviale. Il tempo storico che scorre con il fiume mi porta alla distesa senza tempo del mio mare lontano in una comparazione improbabile.
Trovo una bella differenza di emozioni e di pensieri. Allora, rientro dentro gli argini del tempo. Del resto, la scuola del paese, insieme al contatto con il catechismo della parrocchia, oltre alla coscienza, mi ha fatto conoscere, se non altro, il fascino della storia, una storia dalla quale cerco di ricavare il lato fiabesco – anche se mi si presenta al maschile - fatto di castelli turriti, cavalieri ferrati di elmo e spada e rapaci pirati d’acqua dolce.Ma, per ironia della sorte, come per incanto, il trasgressivo filo laico della religione mi ricollega al senso atavico della femminilità della mia infanzia marina.
Poco lontano, oltre l’argine che scivola verso il borgo più vetusto del paese, vengo incuriosito dai muri diroccati di una chiesa medievale a cielo aperto che porta, abbandonati, i segni consumati di un antico splendore sacrale; mi fanno fantasticare sulla signora alla quale, da tempo immemore è stato dedicato il luogo, si chiama Maria, e che, da poco, reduce da un mondo, tutto sommato pagano, vengo a sapere essere la madre del Signore.
L’incontro con questo tipo di femminilità è particolarmente oscuro e ricco di mistero. Infatti, già nel primo anno della mia permanenza nel paese padano, mi sono imbattuto in una suggestiva processione di primavera che scorreva sul grigio acciottolato della strada principale della cittadina, come un fiume nerastro di paesani vocianti inni dal vago timbro barbarico, nella Madonna patrona che risiede per quasi tutto l’anno in una frazione vicina. Quando la vedo per la prima volta, la riconosco subito, con quella corona essenziale e quella veste scura, ricamata di gemme dal taglio semplice, come le nobili e inaccessibili regine tramandateci dagli scultori borgognoni dell’alto medioevo, tipo Matilde di Canossa la quale, del resto, possedeva un tempo anche quelle terre; é Grimilde, la bellissima e perfida matrigna di Biancaneve della fiaba dei fratelli Grimm.
L’avevo appena vista al cinema locale nel celebre film di Walt Disney affascinandomi immediatamente, mentre avevo trovato piuttosto insipida e insignificante la bistrattata Biancaneve con quei ridicoli nani – pensavo, in fondo al cuore, che si fosse meritata tutti quei guai per la sua stupidità -. Il motivo mi fu chiaro solo molto tempo dopo. Avevo ritrovato, in un’atmosfera da romanzo gotico dell’orrore, la traccia delle Grandi Madri, oltre la metamorfosi operata dalla religione cristiana sulle cosiddette “madonne nere”, che i culti dell’epoca greco-latina avevano lasciato in eredità alla venerazione alle popolazioni più povere dell’Occidente, rappresentati dalle tre primordiali dee terrestri: Demetra, Proserpina e Artemide. A differenza del “Pinocchio” di Collodi, che mi lasciava piuttosto atterrito con i suoi Mangiafuoco, con i carabinieri, il gatto e la volpe, l’impiccagione e la balena, questa madonna stregonesca mi aveva fatto assaporare, irresistibile, il lato umbratile della storia e della religione. Cominciò a instillarmi un senso stranamente perverso, di colore anarchico che, in fin dei conti, mi permetteva di non perdere il contatto con la libertà, sia pure sotto mentite spoglie.

4 commenti:

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Non lascio mai commenti ai tuoi post, ma ... non posso fare a meno di complimentarmi con te. Il tuo stile è affascinante!

IleniaF ha detto...

Si Diomi,
hai pienamente ragione, Vladimiro, a ben ragione, potrebbe essere chiamato il conte Vlad!!!!!

Anonimo ha detto...

A Diomira: ti rispondo soprattutto per la magica risonanza del tuo nome; al di là del piacere artificiale che mi offre il suo chiasma "Dio come soggetto e come oggetto", mi evoca miti e paesi lontani verso l'oriente, la regina Tomiride, il regno di Palmira. Forse fascino chiama fascino.
Da Vladimiro

Anonimo ha detto...

A Ilenia: il nomignolo affibiatomi da Roberto di "conte Vlad" mi fa molto piacere perché tu sai benissimo quanto mi piacciano i vampiri storici ed immaginari che abitano la mia esistenza.
Da Vladimiro

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