lunedì 19 novembre 2007

Archi.D.Arte

Le città invisibili: Sibilla
a cura di Margherita Matera




Le città. Queste strane madri che ci avvolgono, stringono, allontanano, abbandonano,…
Sono fatte di linee, curve, cerchi, scatole, luci, colori…di grandi vuoti e pieni pieni…sono fatte di odori, rumori, silenzi. Ci sono studi (l’Urbanistica, appunto) che si dilettano a fare da psicologi a queste matriarche, che raccolgono il loro divenire e formulano ipotesi sulle regole comportamentali (PRG piano regolatore-RE regolamento edilizio –NTA norme tecniche di attuazione…) che le città devono rispettare. Poi, però, ci sono le “nostre”città, quelle che vediamo solo noi, quelle che cerchiamo con gli occhi, quelle che incontriamo con lo sguardo. Sono le città che sogniamo, che vediamo dalla nostra finestra, che conosciamo solo noi. Sono le Città Invisibili. Ecco la mia.

SIBILLA
Sibilla è un posto assente, è un luogo diviso. Appena arrivi percorri un sentiero non segnato, ma lo riconosci subito, perché è una retta. La sensazione è quella di camminare su una linea di confine. Marcata.A sinistra ci sono solo orizzonti, ogni tanto passa un albero. È strano, perché non sono io a passeggiare, ma sono gli oggetti a muoversi, lentamente. Qui è il caso di dire che “passano le stagioni”, perché i movimenti sono orizzontali, come in una pellicola di un film. Il sole è rosa. Rotola sul fondo dell’orizzonte, come una ruota gigante e, mentre va, avvolge il cielo. Così non c’è notte a sinistra di Sibilla, c’è giorno e poi niente, spazio. Spazio. Di gente se ne vede poca perché non ama molto questo versante. Però l’osserva, l’osserva dai terrazzi…quanti…del lato destro della strada o del confine o della linea. A destra è tutto pieno. Vivo. Sui muri delle case ci sono delle scritte giganti, delle frasi. Da quello che ho capito ogni persona può scrivere sul suo palazzo, qualsiasi cosa…c’è chi ha scritto un libro intero…a mano, con un pennarello indelebile. C’è invece il solito, con manie di grandezza, che ha stampato il proprio nome e titolo in caratteri cubitali e poiché una “O” cadeva dov’era la porta, ha deciso di fare una porta rotonda…
Ognuno ha in casa un albero, in realtà ce ne sono tanti anche fuori, fermi. Ci sono finestre giganti, con solo l’infisso senza vetri, che incorniciano degli oggetti. Ho visto pendere cappelli, ombrelli, occhiali, fiori…sono come quadri appesi alle case…ritagliati…. La mattina c’è una mezzaluna, mi hanno spiegato che qui è sempre a metà, però non capisco perché, visto che a sinistra non c’è l’altra metà. Il sole non si vede, perché è dietro il cielo. Le strade, tra le case, sono tutte più alte dei marciapiedi e le macchine hanno stampate le foglie sulla carrozzeria. I parcheggi sono bellissimi! Perché le vetture vengono messe in una specie di libreria, in verticale…non ho ancora ben chiaro come facciano. Per strada ci sono molti bambini che giocano con dei pannelli luminosi montati sui percorsi pedonali. Ci sono piazzette ricche di piante e sedie, tutte diverse, colorate, dove la gente parla e lavora.
Ma ad un certo punto del tempo del giorno, tutti si voltano verso la parte sinistra, che in realtà gli è di fronte, e osservano il momento in cui il sole, rotolando rotolando, finisce a mare e si spegne.
È un attimo imprevedibile, il momento in cui viene strappato il cielo. È un tuffo di emozioni ed il silenzio è surreale. Qui Sibilla è una sola. Non ci sono parti, non ci sono linee.
È il momento migliore. È quello che fa sognare.



Chiaramente questo post rimanda a Calvino…ai suoi racconti a Kubla Kahn…e per questo vi segnalo il sito www.cittainvisibili.com nel quale una pittrice, che mi ha colpito molto, Colleen Corradi Brannigan, ha disegnato tutte le “donne” di Calvino.
Così, per gioco e per fare un omaggio ai favolisti del sito, vi ho raccontato la mia città…quella Invisibile.
Questo, come dimostra l’immagine che ho scelto, non significa che l’architettura non riesca a creare luoghi fantastici…visibili, ma immaginari, come il quartiere Stata Center di Boston, opera di Frank Owen Gehry. L’accostamento d’immagini, scelte, non è casuale, a volte si può davvero vivere un' idea, animare un disegno. La dimostrazione è nel “segno” di Gerhy.

5 commenti:

Maddalena ha detto...

Che poesia, i tuoi post.

Anonimo ha detto...

..hazzo!
direbbe margherita hack

maggie ha detto...

grazie ragazze, grazie mille!
1 bacio

Maria Cristina Campagna ha detto...

Credo che ogniuno di noi abbia sognato almeno una volta, una città ideale, fantastica e perfetta ai nostri occhi. Tu me lo hai fatto ricordare.
Baci

Adriana ha detto...

Hola Maggie,
sempre una questione di punti di vista... e predisposizioni... o decomposizioni... o premonizioni... preposizioni... tutto un po' Sibilla.
Bella.

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