martedì 9 ottobre 2007

BRICIOLE D'ESTETICA

SAGGIA PERVERSIONE
a cura di Vladimiro Zocca

Continuo ad inseguire le tracce delle Grandi Madri nelle mie quotidiane esperienze di arte e di scrittura, fino ad incontrare quest’estate “Mal di pietre” il romanzo che ha rivelato Milena Agus, scrittrice genovese di origine sarda che vive a Cagliari.
Il personaggio centrale è la nonna dell’io narrante. Una grande madre, appunto, che mi ha fatto riassaporare il le sagge passioni delle mie antiche prozie che, alle falde versiliesi delle Alpi Apuane, hanno magicamente toccato l’anima della mia prima infanzia. Nel proseguo della vita, la loro pura femminilità mi ha dato la possibilità, forse, di avere un buon rapporto con il mondo delle donne, soprattutto di quelle che portano i segni mitici di un originario matriarcato, i cui segni ho colto spesso nei miei viaggi nell’area mediterranea.
La grande madre sarda evocata dallo scrivere di Milena Agius aveva imparato a leggere e scrivere da sola “ed era una vita che scriveva di nascosto. Poesie. Forse pensieri. Cose che le succedevano, ma un po’ inventate”. Ma la prendevano per matta, una dimonia, perché pensava che l’amore fosse più importante di tutte le altre cose, “L’amore non bada né all’età né a nient’altro che non sia l’amore”. Follia e amore, le due grandi doti paradossali dell’archetipo misterioso e irresistibile di cui le grandi madri sono una rappresentazione simbolica.
L’analista junghiana Clarissa Pinkola Estés, quella dell’ormai famoso saggio “Donne che corrono coi lupi”, nel suo scritto appena tradotto in italiano “La danza delle grandi madri”, parla della grand-mère, della Big Mama, della Mujier Grande come di una donna saggia in formazione che abbina ciò che sembra illogico ma assolutamente utile con le grandi doti della psiche profonda, che la fa essere “selvaggiamente creativa e risoluta”. La nonna sarda, della quale stiamo parlando, ha avuto nella sua vita di donna due esperienze con l’altro sesso, uno maritale, tradizionale, e uno extraconiugale, d’amore, ma ambedue le esperienze sono accomunate da rapporti sessuali resi armonicamente trasgressivi da una pittoresca fantasia erotica.
A questo punto non posso fare a meno di andare alla riflessione di Iunichiro Tanizachi sull’erotismo della donna giapponese che esprime, a suo dire, tutta la sua forza trascinante perché esce dall’oscuro dell’ombra che è il dominio originario della donna, della madre terra, aggiungo io, prima che la fredda ragione psicanalitica trasformasse questa energia primordiale nell’inferno delle differenze, degradandola nel nome della perversione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sono d'accordo.siamo così.

Maddalena ha detto...

Sono dello stesso parere.

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