lunedì 30 luglio 2007

Il lettore allo specchio



a cura di Maria Luisa Pozzi

Il lettore allo specchio
Sul romanzo e la scrittura
di Abraham B. Yehoshua
Einaudi tascabili

a cura di Maria Luisa Pozzi

Il testo è il risultato di un seminario svoltosi alla Scuola Holden di Torino e si presenta come una intervista rilasciata dallo scrittore al prof. Alessandro Guetta , docente di letteratura e filosofia ebraica. Il testo unisce riflessione sulla scrittura a considerazioni sul rapporto fra Israele e Palestina. Un testo quindi molto ricco che si caratterizza per il tono pacato e equilibrato.
Ecco alcuni punti che si riferiscono alla scrittura; per l’altro aspetto (rapporto Palestina e Israele) rimando al testo il lettore volonteroso.

Chi è il lettore ideale del nostro autore? Chi ha in mente Yehoshua quando scrive i suoi romanzi? Pensa, dice, “ a un gruppo molto ristretto, composto di amici, alcuni critici, mia moglie; dieci, quindici persone, lettori intimi che conosco e che mi conoscono molto bene.”
Voi che scrivete, per chi scrivete? Chi è il vostro lettore ideale?



Yehoshua consiglia poi ai giovani scrittori di “non avere fretta a scrivere romanzi, di continuare ad elaborare la loro scrittura attraverso racconti brevi, la cui prosa è molto più suggestiva , concentrata e richiede anche maggior precisione.
Siete d’accordo con questo suggerimento?

Lo scrittore insiste sulla disciplina. Della sua scrittura dice che elabora una’”ossatura in cui scrivo più o meno che cosa succederà”.
Ma non detta regole. Si limita a presentare la sua modalità di scrittura. Sa che ci sono altri modi di lavorare. Dell’amico e collega Amos Oz dice che “quando scrive ignora completamente che cosa accadrà in seguito, non ha la più lontana idea di quanto sarà lungo il suo romanzo..”
Quale dei due metodi vi sembra più proficuo?

Dice Yehoshua che “Un’opera letteraria (…) si fonda sui conflitti etici che solleva, a volte in modo nuovo la letteratura è una specie di laboratorio che ci permette di elaborare e di interrogarci su dilemmi morali. (..) La questione è il senso del racconto. (..) Storie ce ne sono tante. Ogni vita è una storia (…) Il problema è che bisogna dare un senso al racconto, e per il lettore deve avere la stessa importanza che ha per lo scrittore.
Siete d’accordo?

Altre citazioni su cui riflettere:
“Ci deve sempre essere un equilibrio fra razionalità e sentimento.”
“Non ho mai voluto scrivere di personaggi con i quali non ho empatia.”
“Una traduzione è come una donna, o è bella, o è fedele.”
“La fine è lo scopo della storia (..) bisogna partire dalla fine, sulla cui base si può ricostruire la struttura della storia.”
“Nella scrittura non esistono principi fissi, ognuno crea secondo le regole che gli sono proprie.”
“La maggior parte delle opere classiche sono basate su una struttura iniziale, e in questo senso anch’io sono un classico, perché prima creo la struttura e dopo la vesto, non vado verso l’ignoto.”
“Io ho sempre diffidato di chi introduce nel testo l’elemento autobiografico nudo e crudo.”

Siete al mare sotto l’ombrellone?
Siete al fresco in montagna?
Vi state riposando dopo una visita alla torre Eiffel/ torre di Londra/Empire State Building ecc. ecc.?
Allora è ora che deponiate il vostro libro giallo e cominciate a meditare sulle parole di Yehoshua, su cos’è la scrittura.
BUONE VACANZE!

5 commenti:

Giulia Lu Mancini ha detto...

ciao Maria Luisa ,
il tuo articolo mi è piaciuto molto è davvero illuminante.
Ci sono molti punti sui quali sono d'accordo, tranne che bisogna partire dalla fine di una storia, può darsi ma io non so mai dove mi porterà quello che scrivo, d'accordissimo sul dare un senso al racconto anche se spesso il senso è insito nella storia stessa.
Grazie per questi spunti di riflessione!!

Maria Luisa ha detto...

Cialo Lù, anch'io, quando scrivo le mie banalità, non so mai come vanno a finire. Ma anche Yehoshua dice che, talvolta, viene trascinato dalla storia. Amos Oz, sempre. E se ricordo bene anche King.
Un abbraccio
Maria Luisa

Diomira Pizzamiglio ha detto...

Partire dalla fine.......perchè no.
Sì..., mi piace l'idea perchè è sempre la fine che ho in testa quando scrivo una storia ma non sempre ci arrivo esattamente come vorrei.
Sì, partirò da lì e dal libro che ci hai consigliato.

Anonimo ha detto...

Ho letto con attenzione il tuo articolo e l'ho trovato molto interessante.
Neanche io inizio dalla fine, in genere ho in mente "la struttura" e poi l'arricchisco. Il problema magari si presenta nelle divagazioni e nei dilungamenti inutili.
Ma credo che seguirò il prezioso consiglio sul fatto di continuare a scrivere piccoli racconti come esercizio. Alla fine chissà si trasformeranno in capitoli veri e propri.
Sul suo metodo di scrittura mi ha ricordato un libro di Stephen King "on writing" che mi è piaciuto tantissimo e che consiglio vivamente. E' semplice e si legge d'un soffio.
Credo però che aggiungerò anche questo alla mia libreria.
Sai che ho regalato il libro "ragionevoli dubbi" ed è piaciuto moltissimo!?
Io lo inizierò proprio stanotte... ti farò sapere.
Nel frattempo BUONE VACANZE ANCHE A TE!
Bacioni
Ely

Maria Luisa ha detto...

Cara Diomira e Ely, bene che Yehoshua vi dia delle idee. Diomira, io faccio fatica a finire le storie; l'inizio viene, poi la storia va per conto suo e la fine, se c'é, arriva per caso. Ma mi piacciono anche le storie aperte. Vorrei lasciarle tutte aperte. Mi sembra che la fine sia, in verità, solo un principio. Ma, orrore, orrore, stiamo diventando troppo serie. Ely, anche a me é piaciuto moltissimo King; pensavo di presentaerlo prossimamente. Anche perchè la sua scrittura é MOLTO brillante. L'ho letto in inglese. Chissà se la traduzione rende il suo spiritaccio. Ciao
Maria Luisa

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