L'INFINITO CIELO DI UN CERTO FOTOGRAFARE
Sguardi fermati che sentono la temporalità dell’essere.
Le immagini di Giuseppe Catania, giovane fotografo siciliano operante a Bologna, cercano contrassegni del reale attraverso le tre dimensioni del tempo: naturale, umana e storica.
E’ un modo di investigare con il suo occhio fotografico tracce e impronte sedimentate dal tempo.
Così, nella istantanea fusione grafica, le tre dimensioni si fanno segni e forme come oggetti trovati dalla coscienza dell’artista.
Sono oggetti che, sotto l’apparente opacità della materia, rilasciano fantasmi naturali dell’essere; quali frammenti dell’esistenza rianimati nella visione artistica.
In questa operazione del guardare, fissata sulle superfici della natura, l’estensione tecnologica offerta dall’apparecchio fotografico, pone l’occhio di Giuseppe in presa diretta, da un lato, con paesaggi della realtà, dall’altro con il suo interiore profondo.
Allora, gli oggetti cercati e fissati nell’istante, come fuoriusciti del loro tempo originario, diventano interni di immaginari paesaggi dell’anima; così mostra Abbaglio, un’ombra di luce, ritagliata sul pavimento di pietra grigia di una vecchia abbazia, come un’inquietante ombra inversa.
E’ un modo di toccare la dimensione metafisica dello spazio nella sua qualità di tempo che si deposita nell’estensione della visione.
Questa tendenza metafisica delle composizione mette in azione una sorta di processo concettuale. A questo proposito, è significativa la didascalia Abbazia, posta sotto la fotografia di una scalinata di una fatiscente fabbrica abbandonata dalla prima rivoluzione industriale inglese.
In questo modo, Giuseppe usa mirabilmente il potere deformante che la parola ha sull’immagine percepita, rompendo il meccanismo referenziale della fotografia stessa. Inoltre, il senso sacrale della scena raggiunge i confini di una visione mistica con la neve che imbianca i gradini smangiati dal tempo, trasformandola in una scala di luce verso un’eternità fuori del tempo.
Paradossalmente, questo modo di concepire la fotografia fa assumere a Giuseppe un atteggiamento antitecnologico, di tipo ottocentesco, quando Balzac vedeva nell’immagine fotografica una figura costituita da innumerevoli strati sovrapposti, come membrane spettrali, sottratte progressivamente al corpo o all’oggetto fotografati.
Quasi il nostro artista volesse liberarsi dalla costrizione della strumentazione fotografica per catturare più liberamente l’immagine degli oggetti invisibili e registrarne la trama luminosa.
E’ un’operazione che consente, anche se solo su di un piano concettuale, di rappresentare la dimensione spettrale dell’esperienza.
Quella esperienza di fronte alla quale, per R. Barthes, il soggetto “si sente diventare oggetto”.
Da questa prospettiva, Giuseppe, in quanto “operatore fotografico” sembra voler recidere i suoi legami con le poetiche della realtà, accentuando la soggettività dell’inquadratura e il taglio non naturalistico della prospettiva.
Anche se l’azione operativa mantiene quel che ineliminabile di realismo spontaneo offerto dai segni di connessione fisica o indiziali, per i quali è fondamentale lo stretto grado di somiglianza con gli oggetti rappresentati.
Il tempo storico, quello lineare che consuma e trasforma la visione in un’estetica delle rovine, viene come fermato nell’istante fotografato, per cui l’inquadratura fotografica diventa una forma di tempo sospeso.
Ma questa sospensione non impedisce al tempo la sua uscita dalla storia, verso l’infinito del non tempo.
E’ ciò che si nota in In between frames, dove lo sguardo, arrampicandosi per una prospettiva verticale dal basso verso l’alto, oltre gli archi a sesto acuto di una cattedrale diroccata, invece del soffitto incontra un’azzurra apertura nel cielo.
E’ allora che Giuseppe Catania libera dall’istante dello scatto fotografico il tempo finito, imprigionato nelle tracce logorate dal suo scorrere, per ascendere all’eterno cielo dell’infinito.
La mostra fotografica di Giuseppe Catania è a SPAZIO CULTURALE BELLEZZA ORSINI
P.zza di porta Mascarella 2/2, a cura di RICCARDA AMIGONI,
aperta dal12/02 al
26/02
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