martedì 28 aprile 2009

BRUCIAPENSIERI


Le linee disarmoniche della vita (calma piatta).
A cura di Gregorio Scalise

Accade che vi siano dei periodi in cui non “ brilla” nulla. Da cosa dipende? Siamo noi, c’è una influenza esterna, sono gli altri, siamo in preda ad umori di vario tipo? A prima vista si potrebbe dire che c’è una specie di calma piatta, forse una qualità delle sensazioni dovuta al periodo pre-elettorale. Di elezioni se ne fanno almeno una all’anno, siamo sempre in periodo elettorale, ma quando si avvicinano siamo davvero in periodo “elettorale-elettorale”. Questa calma piatta ( da adesso in poi cp.) potrebbe essere spiegata così: la sinistra si accuccia in attesa di una botta in testa e si chiede come posizionarsi in modo che faccia meno male.
La destra che dovrebbe essere euforica e felice appare se non incerta almeno preoccupata. A Bologna, poi, si teme di perdere ovvero di non vincere abbastanza (ma il 43% dei sondaggi per Del Bono sembra essere rassicurante).
Si potrebbe anche aggiungere che c’è stato un terremoto in Abruzzo e che le persone stanno elaborando il dispiacere (lutto). Si potrebbe anche dire che il “mondo” (ovvero il nostro mondo, cioè l’Italia) sta decidendo in silenzio da che parte andare e non lo sa. Quelli di sinistra si chiedono se la sinistra esiste ancora e se si come. Quelli di destra, penso io, si stanno pentendo di essere di destra e sentono che il vento che li ha sospinti sino adesso sta un po’ calando.
Da questo punto di vista più che a Sartori bisognerebbe chiedere lumi a Conrad che di mare se ne intendeva, bellissime le sue descrizioni di cp. La parte più difficile di questo scritto sta forse non nel dimostrare ma nel voler descrivere come questa cp arrivi sin dentro le nostre case, entri dalla finestra, si poggi come un polline sulle nostre scrivanie. Certo, apro la finestra della mia terrazza, esco a fare due passi, guardo il bel panorama che il settimo piano mi regala, gli alberi verdi e bagnati, un grattacielo in distanza,il cielo un po’ fermo in un colore fra il grigio e il rosa ( sto scrivendo e uscendo in terrazza verso l’ora del tramonto).
E in quel momento che la cp mi investe e mi seduce? Oddio, si potrebbe restare tutto il giorno in casa senza mai uscire per paura di essere contagiati , ma almeno due passi in terrazza, un po’ d’aria buona.
Mi preparo un vodka gin. Funzionerà come anti cp? In realtà solo una intuizione intellettuale, una novità, un pensiero vivace, possono aiutare ad uscire dalla cp. Personalmente, non mi ci trovo dentro, però sento che vengo sospinto verso….
“La violence du calme” è il titolo dei una raccolta di saggi di Viviane Forrester, del 1980.Da lei si potrebbe prendere lo spunto quando dice che tutti, uomini e donne, censurano dalla loro storia ciò che potrebbe esserne la manifestazione. La Forrester lo dice nel saggio “L’enfer est vide” e sono considerazioni che le vengono in mente guardando la folla. Ma la folla, a passeggio o fuori per acquisti, si sa, è muta e nervosa.
La Forrester la guarda come un “intero” ma in realtà è composta da individui agenti. Si possono studiare e vedere i movimenti della folla come fa Canetti in “Masse e potere” quando individua la scintilla che la fa muovere come un corpo singolo. Ma qui non ci troviamo né in un boulevard parigino e neppure in una piazza viennese, siamo in una tranquilla serata di aprile, appena prelettorale, e quello che c’è di strano è che un tale (nella fattispecie lo scrivente) avverta una sorta di calma piatta. In quel momento- egli ipotizza - gli uomini pensano, ovvero mugugnano. Non si soffermano su idee distinte, quello che più esattamente fanno è vagare da una idea confusa all’altra. Confrontano quello che sanno del mondo con ciò che li circonda in quel momento e hanno la netta impressione che i conti non tornino.Quello che sanno “ non serve”. Qualcuno è sceso dall’ultimo piano della torre di Babele e ha confuso linguaggi e pensieri. Quello che sanno appartiene, questa è l’impressione, ad una specie di inutile passato. Anzi è come se il presente, il presente dell’avvenire, si avvicinasse sempre di più con una bocca vorace e divorasse la terra su cui poggiano i piedi (una terra che assomiglia invero più al cioccolato che alla terra reale).
Può anche darsi – ammettendo che la persona che la avverta sia in possesso di una sensibilità particolare - che i momenti di cp altro non siano che un momento in cui “il tempo”…. I pensieri consolatori in effetti non mancano ( “è sempre stato così”, “non bisogna dar retta alle impressioni” ) ma ben presto quei pensieri si rivelano per quello che sono: poco consistenti, poco interagenti col mondo di adesso, in una parola magramente consolatori.
Ciò che regna nella mente di questo paese di questa sera e che abbiamo definito paese della calma piatta è una specie di lungo e prolungato “non so”. Ma non è un “non so” attivo, denso di energie potenziali e di voglia di sbucare in una visione chiara o da chiarire da lì a poco: no, è un “ non so “ passivo, un po’imbambolato. Assomiglia ad una specie di rassegnazione che suona circa così: non so e non saprò mai.
Attorno regna un imbarazzante silenzio. Anche questo silenzio è strano: non è erotico, non è portatore di scintille, non è neppure il silenzio prescritto dalla meditazione. Forse le entità che ci sovrastano (mondo, tempo, società,storia, eventi) hanno deciso di presentare il conto. Si chiude il ciclo in cui sapevano e decodificavamo uomini, cose e accadimenti e se ne apre un altro in cui i consueti strumenti ci sembrano inservibili.
Il mondo sta decidendo da che parte andare, cosa diventare? L’elettore pensa a cosa votare? La gente di sinistra si prepara a ricevere la sua mazzata? Quelli di destra annusano la tristezza e la solitudine della vittoria? Gli strumenti che ci hanno servito sino adesso potrebbero essere ancora utilizzati (per un altro po’ almeno), ma il gesto che si fa per raccoglierli è strano ed è stanco, non si riesce neppure a stringerli, sfuggono di mano. Chi ci crederebbe ancora? Se restiamo in silenzio facciamo una figura non bella, bisognerà parlare, agire.
Ma c’è una terribile consapevolezza (la si potrebbe chiamare anche sottoconsapevolezza) che ci dice che aprire bocca e parlare sarebbe come raccontare altre balle, cose inesatte che vengono dal passato, aggiungere a questo universo che appare come una bolla a mosaico intriso di balle, altre balle che non sono necessarie e che in fondo ci farebbero sentire in colpa. Si conserva, dunque, il silenzio. Questo silenzio potrebbe essere altero, dignitoso, affascinante…. ma no, è un silenzio lungo e triste, è un aver perso la voce, è un sentire l’inutilità del gesto nobile ( il silenzio,appunto)…insomma è un restare senza parola, senza dolore, senza niente, neppure vuoti. Ma neppure pieni.
Ma forse questa calma piatta è l’intersezione dei tempi, del tempo. In quell’attimo tutto si ferma e le persone decidono, forse scelgono, di ancorare la loro mente al futuro ovvero al passato. In quell’incertezza si cerca qualcosa di conosciuto, non importa se logoro. Nell’oscillazione che segue alla calma piatta le persone si dirigono verso il passato.

6 commenti:

Maddalena ha detto...

Io credo che la calma piatta di per sè non esita, nè in politica nè tantomeno nella vita, è solo il preludio ad un nuovo movimento: la quiete prima della tempesta ...

Anonimo ha detto...

cara maddalena, grazie per il biglietto. Preludio ad un nuovo movimento? Quiete prima della tempesta? Più o meno diciamo la stessa cosa,anche se ho accentuato il senso della quiete trasformandola in calma e pure piatta.Ma in effetti, la sensazione, quella sera era proprio quella descritta. Una specie di fermo-immagine.Da cui, penso, poter facilmente muoversi, in senso " regressivo".Naturalmente non sono sicuro.. anche se alle volte rischiamo di assomiglire ad una specie di granducato dell'800.Figurati se non mi piacerebbe essere smentito. ciao

Anonimo ha detto...

Lei pensa che la sinistra perderà a Bologna?
M.C.

Anonimo ha detto...

car..mc ( ma chi è?)..no,non penso perderà a Bologna.Non credo neanche che vincerà a stento. Forse, dico forse, al primo turno.Nel resto d'Italia non andrà così:si sa, anzi, che la faccenda Veronica non porterà via voti a Berlusconi. Credo, invece, che gliene porterà altri. Una volta vorrei scrivere diffusamente di questa faccenda. a presdto, gs

Anonimo ha detto...

caro scalise,ci sa dire qualcosa del fenomeno Berlusconi? Grazie

Anonimo ha detto...

no.

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