martedì 24 marzo 2009

Psychè

Un Consultorio nella città
A cura di Susana Liberatore

Giovedì 2 e Venerdì 3 Aprile ci sarà l ´inaugurazione del Consultorio “Augusta Pini” a Bologna. L´evento avrà inizio al teatro “Arena del Sole” con la presentazione dello spettacolo: “Madre con cuscino” di Vitaliano Trevisan e continuerà la giornata seguente nella sala conferenze del Baraccano con la presentazione alla città delle attività del consultorio. (Per maggiori informazioni consultare: http://www.verbamanentcoop.it).
Questo progetto d´orientamente psicoanalitico ha come fine un luogo d´incontro nell´intento d´individuare una possibile risposta a un soggetto che soffre, ma anche un punto di riferimento e di riflessione necessari sul disagio attuale analizzando le caratteristiche di quel sociale che modella i sintomi del giorno d´oggi.
A questo punto, vorrei sottolineare lo speciale interesse di questo consultorio per l´arte. Gli artisti, con le loro opere, riescono a fare percepire delle soluzioni che danno una versione dell´esperienza della vita, costeggiando il buco della esistenza, producendo un lavoro rivolto agli altri.
Una dialettica tra l´Uno e l´Altro sociale, considerando la città come il luogo dove si intrecciano delle reti che disegnano la mappa dei desideri, lo scenario dove ogn´uno si confronta (o no) con gli altri. Per esempio, Socrate amava la città, ma faceva anche di più: viveva nella cità, cioé, discuteva e litigava con essa, le parlava la persuadeva, insomma, tentava di vedere il rapporto che l´ univa ad essa.
Lo stesso processo che Italo Calvino percorre scrivendo “Le città invisibili”. Convinto che ogni giorno sia più difficile abitare nella città, le scrive un ultimo poema d´amore domandandosi cosa sia per noi la cittá oggi. Il libro si discute e s ‘ interroga nello stesso tempo che lo si fa. La sua opera si converte per lui in una sorta di diario che segue i suoi umori, le sue riflessioni, dove tutto finisce trasformandosi in immagini di cittá.
Il racconto finisce con una riflessione stupenda ......”L´inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n´è uno, è quello che è già qui, l´inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l ´inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all´inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Direi che questa sarebbe una bellisima metafora d´un possibile percorso analítico.....

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