giovedì 9 ottobre 2008

Creatina pour Femme

Riciclo con gusto
A cura di Katia Ceccarelli


Per la logica del "Chi non mi apprezza non mi merita" ho deciso di riproporvi un vecchio post che risale all'estate del 2006 (pensate un po') al periodo in cui fui blogger ospite di Graziablog.
Gli eventi e l'andazzo che stanno sempre più prendendo certe realtà dedicate al femminile non mi piacciono più. Non mi piace che si parli di cose serie solo quando esiste un'urgenza - vedete la questione della legge sull'aborto - non mi piace che una certa femminilità, che è quella poi più vera, cada nel dimenticatoio.
Troppo spesso anche le riviste si dimenticano che le donne italiane non sono tutte come quelle rappresentate nei serial alla "Sex and the City" e non sono neanche tutte milanesi, libere professioniste con baby sitter e colf a casa.
Le donne vere sono come la protagonista di questo mio post d'epoca. Lo scrissi allora con lo stesso intento di oggi, con uno spirito che forse non fu recepito ma queste ragazze esistono, le possiamo vedere, ci possiamo parlare e hanno molta più "grazia" di tante fashion editor.

La grazia di Vincenzina (11/8/2006)

Vincenzina vive con la madre, vedova silenziosa, e due cani buoni. La sua casa è nella frazione di un comune di montagna che oggi conta non più di seimila residenti.
Quando vedi Vincenzina pensi che se fosse stata un po’ più alta avrebbe potuto fare la modella, ha i capelli bruni, il colorito ambrato e gli occhi verdi come gli olivi che punteggiano le colline della valle.
Tutte le mattine - d’estate e d’inverno - si alza alle sei e dopo avere portato il pappone ai cani monta in macchina per scendere dalla montagna e inerpicarsi su una collina attraversando tutta la valle. Sono trenta chilometri di pensieri e di abitudine verso nove ore di fabbrica. In macchina Vincenzina tiene sempre un blocco da disegno e un carboncino perché ogni tanto - quando può - si mette a disegnare. A suo tempo fece un paio d’anni di istituto d’arte ma poi il padre le disse che si doveva lavorare e allora quella cosa le è rimasta sempre appesa in gola come la buccia di un cecio nella minestra. Vincenzina lavora anche di Sabato eppure due volte a settimana riesce anche ad andare in palestra perché la fabbrica distrugge la schiena e a forza di trapuntare colletti e polsini ti viene la gobba.
Vincenzina legge, si informa, si veste con gusto e quando deve fare un regalo è più contenta di quando lo riceve. Sceglie gli oggetti con molta attenzione e secondo le passioni di chi riceverà il suo dono. Non so chi abbia insegnato a Vincenzina ad avere tanta grazia, forse è bastata l’aria della montagna o i suoi colori autunnali. Io la conosco Vincenzina e quando la rivedrò mi farò fare un ritratto da lei.

3 commenti:

Giulia Lu Mancini ha detto...

Che bella questa descrizione, mi sono commossa, perchè è davvero un bel ritratto. Hai ragione ci sono delle donne fantastiche molto diverse dai modelli di cui solitamente si parla e sono delle donne vere.
ciao

Maddalena ha detto...

katia, oggi sono particolarmente caustica, quindi sono cattiva: il tuo post è delizioso, ma tuttosommato abbastanza idealistico: la maggior parte delle donne non è nemmeno così carina come Vicenzina, perchè tante sono abbruttite dalla vita: la mancata realizzazione dei propri sogni rende brutte, dentro e fuori e al diavolo le americane o le milanesi della Milano da bere, ci sono quelle che sgobbano dalla mattina alla sera per due lire, rientrano a casa e il loro principe azzurro si è trasformato se va bene nel "mago Oronzo", i pargoletti tanto amati sono piccole belve egoiste che ti succhiano il sangue. A fine mese si arriva a stento, a quel punto anche se hai dei desideri da realizzare, diventano incubi. Oggi mi gira storta, ma non è tanto distante dalla realtà vera.

Anonimo ha detto...

Ciao Katia, anch'io ho trovato delizioso il tuo racconto. Ma mi trovo tra le due diverse posizioni tra Lu' e Maddalena.
Certo non è giusto che si idealizzi, anzi che si scambi la femminilità con ciò che ci viene proposto (o spesso imposto!), ma credo anche che nonostante tutto la femminilità non sia in un modo di essere o di apparire o di fare. Sta dentro. A volte appare a volte no. A volte la vita ti permette che venga fuori a volte ti fa capire che invece è meglio tenerla dentro. Un pò per attacco un pò per difesa.
Non so se sono uscita troppo dal tema... era una riflessione sulle tue parole.
Ely

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