di Anna Grazia Giannuzzi
Sveglia ragazze!
C’era una volta il pediatra, adesso c’è il PLS.
Chi sarebbe? Il pediatra di libera scelta. Libera? E che ne sa di pediatri una famiglia adottiva? Scelta? Volete dire andare alla Asl e compilare quegli orribili moduli – in cui per un figlio/a nato a Bogotà dovete spiegare a voce sette volte che è cittadino italiano anche se è nato al’estero, cioè EE (come lo sa? L’ho adottato! Ah!) e quindi non avete sbagliato a non barrare la casella nazionalità straniera (Ue o Extra Ue)? Le mamme adottive hanno tanti difetti, ma uno in particolare: non hanno il libretto pediatrico. Le infermiere lo chiedono allungando la mano con la testa rivolta altrove e non ti guardano fino a che non capiscono che tu le stai fissando, preoccupata che in quel palmo di mano ci debba mettere dei soldi.
Io ne ho rubati tre di libretti pediatrici, perché non me lo dava nessuno in un modo legittimo. Anzi, li ha presi per me nel reparto dove lavora un amico ginecologo. Ho fatto diverse telefonate, tutti continuavano chiedersi a chi mai doveva spettare darmeli e nessuno concludeva che magari poteva spettare a lui. Tutti mi spiegavano sorridendo che era logico che io non li avessi, perché l’ospedale li consegna alla madre alla nascita del bambino; poi si fermavano interdetti quando facevo notare che se sapevano che non li avevo e non potevo averli avuti, allora perché me li chiedevano?
L'osservazione clinica dei bambini adottati, dei quali spesso manca una anamnesi familiare, deve proseguire fino all'adolescenza, perché alcuni problemi, sia strettamente medici, che di tipo affettivo o comportamentale, possono manifestarsi nel corso degli anni.
Ci sono Paesi in cui analisi e vaccinazioni, nonché l’elenco delle principali malattie di cui hanno sofferto i bambini, dei farmaci somministrati, ed altro, è contenuto in un fascicolo che viene consegnato ai genitori. In alcuni casi si ratta di dati attendibili, altri meno.
Certamente il pediatra giusto è importante. Il pediatra giusto é semplicemente un pediatra che sappia fare il suo lavoro, non molto di più.
Che sia empatico e dolce e rispettoso della paura che i bambini possono avere di un ennesimo estraneo che in un modo o nell’altro pone attenzione al loro corpo. Che sappia porre alle madri le domande in modo da non allarmarle troppo, perché per loro quel figlio è nato nel momento in cui lo hanno preso in braccio ed il vuoto che c’è prima fa tanta paura.
Che si procuri delle tabelle della crescita del Paese di provenienza, noi con i nostri simpatici pediatri all’inizio ci siamo basati su quelle del Perù e del Venzuela, poi abbiamo recuperato quelle giuste.
Che si documenti, i nostri figli non arrivano con la febbre gialla e virus letali che si diffonderanno sterminando il mondo occidentale. Al più soffrono di parassitosi, anemia e deperimento alimentare, dermatiti atopiche o micosi, e sono vaccinati contro la febbre gialla ma non contro la rosolia, la pertosse o la quarta malattia.
E poi spesso non parlano italiano abbastanza bene da poter rispondere alle domande, non le capiscono.
Cosa deve fare un pediatra quando prende in carico un paziente che è un bambino adottato?
Ci sono degli specifici i protocolli sanitari d’accoglienza, si devono tenere sott’occhio le patologie infettive e parassitarie più frequenti, le tematiche riguardanti le vaccinazioni e l’opportunità o meno di ripeterle, le complicanze auxologiche - quali bassa statura, obesità e pubertà precoce, metaboliche (ipotiroidismi, rachitismo), neurologiche e psico-comportamentali (queste ultime in un’ottica più medica che psicosociale), perché i genitori possono affrontare gli altri aspetti con altre figure di ausilio.
Ho saputo da poco di questo convegno aperto anche ai genitori adottivi che si terrà a Parma il 12 marzo prossimo, ecco di seguito i link per chiedere informazioni.
So che la Regione Emilia Romagna, sempre all’avanguardia, ha affidato l'accoglienza dei nostri bambini ai pediatri con un "Protocollo della Regione Emilia-Romagna per la tutela della salute psico-fisica dei bambini adottati" (PG 297667 del 22/11/2007).
So che il Trentino si sta attrezzando per modificare la normativa attuale, e nei prossimi mesi ci saranno novità. Staremo a vedere.
Ricordo alle mamme di stare ben sveglie, che i figli sono loro e sta a loro fare domande, sollevare problemi e chiedere rispetto per la salute dei loro figli. Non delegate, dubitate con metodo e chiedete sempre chiarimenti. Quello che non sapete della storia sanitaria dei vostri bambini non deve per forza spaventarvi. E continuate a chiamarlo/a pediatra e non PLS.
Quello sì che sembra l’acronimo di una malattia rara e contagiosa, e non il nome una persona, umana e competente.
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