Chocco passion
Se c’è una cosa che accomuna gli svizzeri e abbatte ogni barriera linguistica o culturale questa è senz’altro la passione per il cioccolato. Passione che accompagna ogni cittadino confederato dall’infanzia fino alla terza età passando per quella adulta: nessuno si nega una tavoletta o “une praline” e a nessuno si negano.
Il cioccolato é un dono ovunque gradito e un argomento di discussione che a queste latitudini suscita sempre interesse. Non è raro infatti trovarsi invischiati in accurate discettazioni tese a stabilire quale sia la migliore “confiserie” della città o del paese, che suscitano spesso sorpresa e stupore fra chi svizzero non é. D’altra parte i nostri vicini parlano con cognizione di causa giacché sono proprio loro i più grandi consumatori di cioccolato ben 12,4 kg a testa, seguiti dai tedeschi con 11,4 kg e dagli inglesi con 10,4 kg, contro i soli 3,4 chili pro capite degli italiani. Senza dimenticare che l’abitudine a consumare, oltreché a produrre “il cibo degli dei”, ha qui origini antiche: la prima manifattura di cioccolato fu fondata nel 1750 nelle vicinanze di Berna, mentre il primo negozio di "chocolaterie" fu aperto, sempre nella capitale, nel 1792. Da allora gli svizzeri divennero indiscussi maîtres chocolatiers, primato minacciato solo dai belgi, i rivali di sempre.
Il cioccolato é un dono ovunque gradito e un argomento di discussione che a queste latitudini suscita sempre interesse. Non è raro infatti trovarsi invischiati in accurate discettazioni tese a stabilire quale sia la migliore “confiserie” della città o del paese, che suscitano spesso sorpresa e stupore fra chi svizzero non é. D’altra parte i nostri vicini parlano con cognizione di causa giacché sono proprio loro i più grandi consumatori di cioccolato ben 12,4 kg a testa, seguiti dai tedeschi con 11,4 kg e dagli inglesi con 10,4 kg, contro i soli 3,4 chili pro capite degli italiani. Senza dimenticare che l’abitudine a consumare, oltreché a produrre “il cibo degli dei”, ha qui origini antiche: la prima manifattura di cioccolato fu fondata nel 1750 nelle vicinanze di Berna, mentre il primo negozio di "chocolaterie" fu aperto, sempre nella capitale, nel 1792. Da allora gli svizzeri divennero indiscussi maîtres chocolatiers, primato minacciato solo dai belgi, i rivali di sempre.
E se per ogni svizzero ancor oggi il cioccolato è una fede, entrare in una confiserie d’oltralpe può rivelarsi un’esperienza mistica. Commesse eleganti, voci sommesse e merci esposte come beni preziosi. Perché è questa consapevolezza che fa la differenza: l’idea di acquistare e di vendere un prodotto di lusso, riservato agli intenditori, ai connaisseurs, a coloro che forse per primi hanno intravisto e saputo apprezzarne oltre al gusto, le proprietà consolatorie e perfino terapeutiche.
C’é infine un innegabile legame tra l’amore per il cioccolato e l’indole elvetica, giacché il suo consumo non implica la convivialità, anche se non la esclude. Un truffe au chocolat può essere gustato in silenzio e in solitudine, confidando nel suo potere antidepressivo e mettendo da parte ogni senso di colpa. E questo, qui, da Lugano a Basilea, da Ginevra a Zurigo, lo hanno compreso da tempo. Non ci resta perciò che riconoscere al cioccolato il merito di addolcire gli animi e le nostre esistenze e agli svizzeri quello di averlo diffuso nel mondo.
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