di Mattia Baglieri
La Pace passa dai diritti negati
Patrizia Finucci Gallo, mia unica mecenate intellettuale, mi ha chiesto di collaborare a queste carte telematiche. Oramai anche la cultura si fa su internet ed è un bene quando si può prendere parte ad una tradizione “alta”. Si leggono tante cose dappertutto, ma i contenuti davvero significativi – sulla rete, sui giornali, su molti libri, sono pochissimi. Il Blog della scuola Stanton consente quel “paulo maiora canamus” (cantiamo cosa un po’ più elevate) tanto caro ai latini.
Nella mia rubrica mi propongo di gettare uno sguardo sui diritti: se sapremo definire i contorni della nostra concezione di pace, la parola pace si farà concreta e raggiungibile.
Qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare a Casalecchio di Reno il giovane giornalista Gabriele Del Grande (Lucca, 1982) di cui vorrei presentare qui l’ultimo lavoro: Il mare di mezzo (Infinito ed., 15 Euro). Gabriele – fondatore del blog Fortress Europe, analisi delle storie dei migranti – racconta, in queste pagine, il dramma del ribaltamento attuale della storia tutta del Mediterraneo. La globalizzazione, cominciata in vero secoli fa, aveva fatto in modo che il Mediterraneo (il mare tra le terre) fosse una cerniera, fosse sovente un ponte. Un insieme di flussi, un crogiuolo delle civiltà, per lo più caratterizzato dalla tolleranza. Certo gli scambi avevano raggiunto un livello non comparabile alle chiusure ed alle paure dell’oggi. Addirittura ai tempi dell’Impero Romano Sant’Agostino aveva avuto la possibilità di partire dalla madre patria Algeria per diventare uno dei più importanti filosofi occidentali.
Oggi dalla stessa città salpano per la Sardegna e la Sicilia decine di ragazzi e molti di loro muoiono in mare. Qualcosa come 15.000 tra morti e dispersi dal 2006 ad ora. Oggi gli scafi lungo il Canale di Sicilia sono respinti verso la Libia e le scene che Gabriele ci racconta da testimone sono abominevoli: sevizie nelle carceri libiche, panico negli occhi dei ragazzi cacciati dalla guardia di finanza italiana, donne nelle lacrime di chi è costretto a tornare indietro dopo decine di giorni di traversata del deserto. Anche quando si potrebbe avere il diritto a rimanere in qualità di rifugiati politici. Nelle carceri libiche – finanziate anche dall’Italia che così si libera (?) dal fardello di decenni di colonizzazione ed esponenziali crimini juris gentium – gli avvocati sono un’utopia. L’ora d’aria pure, quando si vive in trenta in una stanza con una latrina nel mezzo.
Gabriele dimostra con il suo volume di storie l’inconsistenza delle critiche a Courbet, a Balzac ed ai realisti francesi e italiani: il realismo si può fare realtà nei volti umani, nei cuori, nelle storie di chi è stato disumanizzato.
Patrizia Finucci Gallo, mia unica mecenate intellettuale, mi ha chiesto di collaborare a queste carte telematiche. Oramai anche la cultura si fa su internet ed è un bene quando si può prendere parte ad una tradizione “alta”. Si leggono tante cose dappertutto, ma i contenuti davvero significativi – sulla rete, sui giornali, su molti libri, sono pochissimi. Il Blog della scuola Stanton consente quel “paulo maiora canamus” (cantiamo cosa un po’ più elevate) tanto caro ai latini.
Nella mia rubrica mi propongo di gettare uno sguardo sui diritti: se sapremo definire i contorni della nostra concezione di pace, la parola pace si farà concreta e raggiungibile.
Qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare a Casalecchio di Reno il giovane giornalista Gabriele Del Grande (Lucca, 1982) di cui vorrei presentare qui l’ultimo lavoro: Il mare di mezzo (Infinito ed., 15 Euro). Gabriele – fondatore del blog Fortress Europe, analisi delle storie dei migranti – racconta, in queste pagine, il dramma del ribaltamento attuale della storia tutta del Mediterraneo. La globalizzazione, cominciata in vero secoli fa, aveva fatto in modo che il Mediterraneo (il mare tra le terre) fosse una cerniera, fosse sovente un ponte. Un insieme di flussi, un crogiuolo delle civiltà, per lo più caratterizzato dalla tolleranza. Certo gli scambi avevano raggiunto un livello non comparabile alle chiusure ed alle paure dell’oggi. Addirittura ai tempi dell’Impero Romano Sant’Agostino aveva avuto la possibilità di partire dalla madre patria Algeria per diventare uno dei più importanti filosofi occidentali.
Oggi dalla stessa città salpano per la Sardegna e la Sicilia decine di ragazzi e molti di loro muoiono in mare. Qualcosa come 15.000 tra morti e dispersi dal 2006 ad ora. Oggi gli scafi lungo il Canale di Sicilia sono respinti verso la Libia e le scene che Gabriele ci racconta da testimone sono abominevoli: sevizie nelle carceri libiche, panico negli occhi dei ragazzi cacciati dalla guardia di finanza italiana, donne nelle lacrime di chi è costretto a tornare indietro dopo decine di giorni di traversata del deserto. Anche quando si potrebbe avere il diritto a rimanere in qualità di rifugiati politici. Nelle carceri libiche – finanziate anche dall’Italia che così si libera (?) dal fardello di decenni di colonizzazione ed esponenziali crimini juris gentium – gli avvocati sono un’utopia. L’ora d’aria pure, quando si vive in trenta in una stanza con una latrina nel mezzo.
Gabriele dimostra con il suo volume di storie l’inconsistenza delle critiche a Courbet, a Balzac ed ai realisti francesi e italiani: il realismo si può fare realtà nei volti umani, nei cuori, nelle storie di chi è stato disumanizzato.
12 commenti:
Ciao Mattia,
grazie di questa nuovissima rubrica, A presto
PFG
sono lieto della presenza di Mattia Baglieri, fra l'altro già molto preparato
Gregorio Scalise
Ciao Mattia
Benvenuto tra noi!
Luigia
Ciao a tutti
Benvenuto Mattia!.
Linda
Ciao a tutti anche da me!Benvenuto Mattia
Tamara
ciao, benvenuto!!!!!
Grazie a tutti ragazzi, sono onorato di fare parte della squadra!
Ciao Mattia, un grande benvenuto da Scarlett.
Ciao Mattia, un grande benvenuto da Scarlett.
MATTIA BENVenuto!!!!!! Maria Luisa
Benvenuto anche da parte mia!
Benvenuto, finalmente un uomo in questo covo di donne!
Ludovica
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