La nuda verità
Eva si svegliò nel cuore della notte. Sentiva degli strani rumori provenire dal corridoio. Accese la luce. Le bruciavano gli occhi, ancora abituati al buio. Provò ad alzarsi dal letto, aveva le gambe indolenzite. Barcollando raggiunse la porta. L’aprì e uscì. Non era più nella sua casa, davanti a lei si apriva un lunghissimo corridoio. Le pareti erano piene di crepe e dal soffitto cadeva una polvere scura. Iniziò a camminare, le assi di legno del pavimento scricchiolavano a ogni suo passo. Quel posto le era sconosciuto. Avanzava intimorita. Giunse davanti a una vecchia porta di legno. Provo ad aprirla, non ci riuscì. Sentiva ancora quegli strani rumori, come di vetro che si frantumava. Provenivano dall’interno. Si guardò indietro: il corridoio si era dissolto. Intorno a lei solo buio e polvere. Non aveva via di fuga, si sentiva smarrita. Spinse la porta con tutta la sua forza e alla fine riuscì a spalancarla. Entrò a piccoli passi nella stanza, attenta a non calpestare la miriade di frammenti di vetro sparsi sul pavimento. Nella penombra scorse una figura minuta, seduta vicino a un fuoco quasi spento. Era nuda e infreddolita. I suoi lunghi capelli candidi le coprivano la schiena scarna. Ai suoi piedi un mucchio di pietre. Si voltò di scatto, la pelle del viso era raggrinzita e le guance scavate. Fissò Eva per qualche istante coi suoi occhi spenti. Poi con la mano ossuta afferrò una pietra dal mucchio e la scaraventò con forza contro la parete, che si frantumò emettendo un rumore sordo. Dopo qualche istante la parete si ricompose. Il fenomeno si ripeteva a intervalli regolari. Eva, inebetita, raccolse da terra un frammento di vetro e lo avvicinò al viso. La sua immagine riflessa le sorrideva beffarda. Sentì una risata isterica alle sue spalle, si voltò terrorizzata. Quella strana creatura l’afferrò con violenza e le sussurrò all’orecchio: ‘Nessuna maschera può durare in eterno’.
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