giovedì 26 febbraio 2009

Archi.D.Arte

L’Archetipo della Ragione: lo Specchio.
a cura di Margherita Matera


Non so bene da dove parta questa idea, probabilmente da una serie di domande che mi assillano ultimamente. Probabilmente dal fatto che, a casa mia, non ho uno specchio a tutt’altezza. Non mi vedo mai intera.
Eppure lo specchio è al pari dell’inconscio. Si è davanti a se stessi come si può stare davanti ad un errore, ma l’errore non sempre è tangibile, quella figura, invece, per quanto riflessa, siamo noi.
È la nostra immagine originale, al pari del peccato. Al pari di una mela.
Ogni tanto mi capita di buttarmi un occhio per controllare i capelli, la scollatura, il rossetto, vedo tutta una serie di imperfezioni, e poi guardo più a fondo e nel riflesso cerco la ragione. Penso che osservandomi bene, spiandomi, deve vedersi la ragione. La ragione di una scelta. La ragione del mio tempo. Insomma, dovrà pur emergere il senso.
Poi oggi ho capito dove trovare la ragione nello specchio.
Basta spegnere la luce. Si è ancora davanti a se stessi, ma senza potersi vedere interi, a metà, a pezzi. Non si vede il rossetto o il pizzo. Non si vedono i colori, ma si vede la ragione.
È la ricerca. La ragione è lì. Perché lo specchio al buio riflette. Riflette anch’esso, senza però riflettere l’immagine.
E non tutte le superfici possono permettersi il riflesso.
I sassi non riflettono, ma secondo me riflettono. E pensano così radicalmente da essersi calcificati in un’unica ragione. Una ragione di sasso.

Il vetro riflette, se temperato, se rotto, ha troppi pensieri, ma nessuno prima degli altri. Pensieri taglienti. Possono far male, ma non eccessivamente.
L’acqua ha ragione. Ha una ragione folle perché senza forma. È un pensiero vitale. In movimento.
Lo smalto non sa come si riflette. È uno specchio in potenza. Sragiona. Ha colori, ma non riesce a definire e vive il dissidio.
La carta. La carta sa come avere ragione. Sa scriversela. È introversa, non lascia specchiare immagini, ma contenuti. La carta ha sentimento, prima che ragione.
Il metallo ha bisogno che qualcuno gli insegni a riflettere.
Il legno non pensa. Se privato dell’anima della pianta è in lutto. Smette di riflettere. Preferisce essere dormiente (elemento architettonico).
Ed io? oltre a cercare superfici, io cosa rifletto?
Io sono opaca, al pari di un opale.
Io ricerco, mi vesto arlecchina di idee e scelgo specchi che mi rimbalzino ragioni. Inciampo in un sasso, mi taglio di vetro, indosso uno smalto e invidio la carta.

5 commenti:

Maddalena ha detto...

Accidenti quanto mi è piaciuto questo post sulla ricerca della ragione e lo specchio. Io evito di specchoarmi ...

maggie ha detto...

uhm...Beh Maddalena, potresti iniziare a trovare una ragione per specchiarti... :-)...e magari cercarti il riflesso. Comunque grazie, sono contenta ti sia piaciuto il mio sraginamento. :-)

Anonimo ha detto...

Bellissimo rapporto con lo specchio, hai una fantasia sopra le righe. Complimenti.
Roberto

maggie ha detto...

Grazie mille,Roberto!

Anonimo ha detto...

E' vero, c'è una negazione implicata nel visibile dello specchio. La fenomenologiadell'immagine riflessa è un depotenziamento, una narcosi della raffigurazione. Narciso - nome che ha la stessa radice di narcosi- annega, muore nel fascino della sua immagine. Ma, come ci insegna Lyotard, è necessario conservare la metafora dello specchio perché, mentre da un lato racchiude l'enigma di una manifestazione che nasconde, dall'altro, racchiude l'enigma del mutamento, della trasformazione. Allora, cercare nella riflessione è cercare la sragione nell'inconscio originario di cui la visione affossata nella carne del nostro corpo vivo, è portatrice.
Da Vladimiro

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